Ci siamo.
Oramai sta per finire.
Ancora poche ore e questo "duemilacredici" finirà.
Il passato, il banale "duemiladodici", anno dei miei primi "trenta" è stato intenso.
Ricordo di averlo definito io stesso così, su queste pagine, con poche e sciocche parole.
Duemiladodici....roba da riderci sopra ripensando a questo "tredici".
Mi vien quasi da preoccuparmi all'idea che il prossimo sia più intenso di questo.
Ma credo che la parabola sia già al suo apice, pronta a puntare verso il basso, verso un'asse "X" della tranquillità, della "retta via", che forse è il caso di iniziare a seguire.
Non per diventare banali.
Non per smettere di vivere.
Ma perché, arrivando da una famiglia contadina, se è vero che occorre farsi il mazzo prima, quando si semina, arriva poi anche il momento in cui si possono, si devono, cogliere i frutti del proprio raccolto.
Della propria fatica.
Delle giornate passate nei campi a spaccarsi la schiena.
Metaforicamente parlando, come spesso mi piace fare.
Ora quindi, signore e signori, è giunto il momento di sedersi attorno al tavolo.
Per un boccone assieme.
Per gustarsi un buon vino.
Per far due parole con i pochi amici fidati di sempre.
Oppure anche soli, con i propri ricordi indelebili.
Comunque sia, fermi un attimo, per poter dire che....
Per poter dire....che è finita.
E che, in comune con lo scorso anno, ora è il momento di ricominciare.
Addio duemilacredici.
E' stato bello viverti.
Ma ora si cambia.
Ciao.
5 settembre 2013
Continua a vivere.
Il Nipote
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