La scorsa settimana,
più qualche giorno, ho incontrato il mio passato.
Dopo diversi, molti,
anni, ho pranzato con quello che, per diverso tempo, ho pensato potesse essere il
mio futuro.
Un pranzo molto
tranquillo, dai toni distesi.
Dai sorrisi sinceri,
forse affievoliti dal tempo ma finalmente onesti e senza rancore.
Un pranzo del quale
avevo bisogno.
Mi
serviva come l'aria.
Dovevo avere delle risposte a domande mai espresse.
E le ho avute.
Finalmente.
Quelle che cercavo,
che per anni ho sperato di trovare.
Quelle
risposte che ti fanno venire via col volto sereno.
Col sorriso a metà,
ovviamente, per essere l'incompiuto, ma anche perché, in fondo, è
quello che vuoi.
Che volevo.
Che
sono.
A distanza di giorni
da quell'incontro, la gara di Philip Island.
Campionato mondiale
di MotoGP.
Rossi, Valentino,
finisce sul podio, terzo.
Il giorno dopo, sulla
Gazzetta dello sport, spunta una foto di quel podio.
Due ragazzini, dei
giorni moderni e lui.
Guardate il suo volto.
Anni
di corse, anni di vittorie, anni bui.
Un
terzo posto fortunato eppure, guardate che faccia.
Nel vedere quella foto, ripenso a quelle parole.
Trovate
nella mail, scritta dal mio passato, qualche giorno dopo il pranzo.
Parole
che recitavano, testualmente:
...Quando ti ho visto, l'altro giorno, ho capito tu pensi ancora alle tue fantastiche moto, a divertirti, e di avere una storia seria, mi sa' che non ne hai voglia [....]
Ed allora sorridi.
Resti
li, seduto, al tavolo di un bar, con un cafè davanti e la musica nelle
orecchie.
Che dire, è proprio vero, alcuni di noi non cresceranno mai.
Io?
Sono
uno di loro.
Piccolo per sempre.
Rossi, terzo, è il più felice.
Piccoli per sempre.
Il Nipote
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